Tavolate di San Giuseppe alla scuola Alberghiera di Otranto

Tavolate di San Giuseppe alla scuola Alberghiera di Otranto

La scuola alberghiera di Otranto presenta le Tavole di San Giuseppe, un binomio di tradizione e cultura   E’ stata aperta mercoledì 18 marzo nel primo pomeriggio, la grande tavolata gastronomica in devozione di San Giuseppe, presso l’istituto Alberghiero di Otranto diretto da Luigi Martano. La kermesse è stata poi ufficialmente inaugurata dalle autorità ecclesiastiche e politiche il 19 marzo alle 10:00. E’ intervenuto: L’ Arcivescovo di Otranto Mons. Donato Negro che benedirà con rito religioso la grande tavolata imbandita in devozione di San Giuseppe.  Erano presenti: Franco Inglese direttore generale U.S.R.-PUGLIA Luciano Cariddi – Sindaco di Otranto Luigi Martano –dirigente scolastico istituto alberghiero Antonio Gabellone –Presidente Provincia di Lecce Fabio Gallo – direttore “Fondazione Paolo di Tarso” L’alberghiero di Otranto, realizza il progetto per la grande devozione di alcuni docenti, primo fra tutti il professor Corrado Mangia. Il rito delle tavolate di San Giuseppe nasce da antiche tradizioni che coniugano il sacro al profano, anche le pietanze hanno una valenza storica. La Tavolata si compone di tredici Santi, persone che ricoprono tale ruolo per la manifestazione, spesso devoti che hanno ricevuto una grazia o che la chiedono spinti da una grande fede. Le tre figure “sacre” minime sono: la Vergine Maria (ruolo quasi sempre ricoperto da una giovane vergine), Gesù bambino (solitamente un bambino o un giovane) e San Giuseppe (spesso una persona anziana). A questi si aggiungono gli altri santi: Sant’Anna, San Gioacchino, Sant’Elisabetta, San Giovanni;San Zaccaria,Santa Maria Maddalena. La Tavola nei giorni che precedono la celebrazione, deve essere curata nei minimi dettagli e imbandita con prodotti della terra e  piatti tipici della tradizione contadina. Tra le varie pietanze un ruolo importante è ricoperto da un grosso pane di forma circolare e vuoto al centro. La crosta riporta dei simboli che identificano il “Santo” a cui è destinato il pane; le tre sfere simboleggiano Gesù bambino, il Rosario della vergine Maria, il bastone San Giuseppe. Il soggetto che personifica San Giuseppe inizia con l’assaggio di una pietanza accompagnata dalla preghiera. Una volta terminato tocca agli altri commensali procedere con gli assaggi, fino a che “San Giuseppe” non batte per tre volte la forchetta sul suo piatto; I commensali interrompono il pasto e iniziano con la preghiera. Le pietanze che si succedono nell’assaggio sono nove e sono rispettivamente: I lampascioni, vermiceddhri, i bucatini al miele e con mollica di pane fritta, i ceci bolliti in “pignata” (pentola in terracotta) i cavoli lessi con olio d’oliva, il pesce fritto,lo stoccafisso al sugo e cipolle, le pittole e i “fritti” al miele, il finocchio. La bevanda presente è il vino. La celebrazione della Festa ha origini contadine, che nell’antichità si serviva del rito propiziatorio anche nell’attesa del raccolto che si auguravano fosse propizio. Il sacro che abbraccia il profano in tradizioni culturali che permangono nel tempo.

Maria De Giovanni

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